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I piaceri della tavola sono spesso o quasi sempre in conflitto con le regole della buona salute. Non bisognerebbe mangiare i cibi grassi, i cibi fritti e i dolci, mentre vanno bene i cavoli e cavolini di Bruxelles; insomma, quasi sempre il cibo quando è gustoso e dolce a volte fa male. Certo sarebbe meglio se fossero i cavoli a farci male e che i medici ci prescrivessero patatine fritte e dolci alla panna. Eppure, c’è un alimento grasso che non soltanto non è sulla lista nera, ma che fa bene ed oggi è riconosciuto come un farmaco ed è l’olio extravergine d’oliva. La severa Food and Drug Administration (FDA) Americana, che è l'agenzia per il controllo dell'alimentazione e dei farmaci, ha confermato le sue doti terapeutiche. È una buona notizia, specialmente per le nostre diete che usano molto l'olio EVO e anche per i nostri produttori italiani. La dottoressa Elisabetta Bernardi ci spiega meglio perché l'olio d'oliva extravergine ha ottenuto questo sorprendente riconoscimento. Forse non lo troveremo a breve in una ricetta medica, ma l’olio extravergine d’oliva fa talmente bene nella prevenzione contro una serie di malattie che la FDA gli ha recentemente riconosciuto proprietà farmacologiche.
Dott.ssa Elisabetta Bernardi (Specialista in Scienza dell’Alimentazione, biologa e nutrizionista. Collaboratrice come autrice e conduttrice a Super Quark della Rai. Ricercatrice presso la Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport dell’Università di Roma “Sapienza”. Membro dell’EFSA (European Food Safety Authority), del SIO (Società Italiana Obesità) e del comitato scientifico di Assalzoo. Svolge attività professionale come nutrizionista presso UPMC Salvator Mundi International Hospital.Nutrizionista ): ”Fino ad oggi era nota e scientificamente provato che seguire la dieta mediterranea fosse il miglior modo per vivere più a lungo e prevenire alcune patologie come quelle cardiovascolari o neurodegenerative, ma tra tutti gli elementi che contribuiscono a questo modello alimentare ce n'è uno che accomuna tutti i paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo ed è l'uso dell'olio d'oliva extravergine come principale fonte di grassi.”
Le ricerche del passato, oggi riconfermate, attribuivano i benefici dietetici dell’olio extravergine d’oliva al suo alto contenuto in acido oleico con potenti azione antinfiammatorie.
Dott. Antonio Moschetta (Specialista in Medicina Interna. Direttore Scientifico presso l’IRCCS Istituto Oncologico “Giovanni Paolo II” di Bari. Professore associato di Medicina Interna presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. È stato Ricercatore presso lo stesso ateneo. Socio di società scientifiche, nel corso della sua attività ha ricevuto diversi premi e onorificenze. Inoltre, è autore di pubblicazioni di livello internazionale): “L’acido oleico, che è un acido grasso contenuto in una percentuale oltre il 70% nelle cultivar italiane, ha un ruolo importante nel nostro organismo dal punto di vista antinfiammatorio, soprattutto per l'intestino. Noi con il nostro gruppo abbiamo voluto studiare il perché madre natura ci ha dato un enzima che si chiama scd-1 che ci dà la possibilità di creare, di sintetizzare acido oleico nel nostro intestino. Se quest’enzima non funziona, se non assumiamo acido oleico, si ha spontaneamente infiammazione e suscettibilità ai tumori. Tutto questo per sottolineare che la giusta dose di olio extravergine di oliva combinata alla salute dell'intestino sono fondamentali per la prevenzione dell’infiammazione e, perché no, del tumore associato ad una infiammazione importante dell’intestino.”
Si sono accumulate anche molte prove sperimentali sul beneficio per la salute di componenti bioattivi minori dell’olio extravergine d’oliva, come i polifenoli che si trovano in quantità elevate nell’olio evo.
Dott. Francesco Visioli (Ha conseguito la laurea in Farmacia e Chimica Farmaceutica presso l'Università di Milano, con un dottorato di ricerca in Biotecnologie presso l'Università di Brescia. Attualmente è Professore di Nutritizione Umana presso il Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova. Fino al 2014 è stato Chief Scientist presso l’Imdea, l’Instituto Madrileño de Estudios Avanzados. Dal 1996 al 2010 è stato professore ordinario di Fisiopatologia presso l'Université Pierre et Marie Curie (Parigi), dove ha diretto l’unità Micronutrienti e malattie cardiovascolari.): “L’olio d’oliva contiene dei componenti minori che si chiamano polifenoli che sono tipici dell'olio d'oliva extravergine e delle olive da cui l'olio deriva. Li stiamo studiando da tanti anni e fra le attività principali che fanno bene alla nostra salute ci sono le attività antinfiammatorie. Sappiamo che l'infiammazione è alla base di quasi tutte le patologie cronico-degenerative. I polifenoli hanno attività molto interessanti sui reticoli RNA che producono proteine protettive per l'organismo. Per ultimo direi che i polifenoli, contenuti nell’olio EVO, modulano il sistema ossidoriduttivo: vuol dire che mantengono le cellule in uno stato non troppo ossidato e non troppo ridotto e quindi tutte queste azioni fanno sì che, chi consuma olio d'oliva extravergine come grasso preferenziale, soffra meno di alcune patologie come aterosclerosi, probabilmente tumore e probabilmente neuro degenerazione.”
Molti studi hanno dimostrato il ruolo importante dei componenti minori dell’olio EVO, come i composti fenolici sulla risposta infiammatoria. In questo senso l’espressione di diversi geni infiammatori è inferiore quando un olio extravergine d’oliva ad alto contenuto di polifenoli è consumato nei pasti rispetto ad altri oli o oli d’oliva a basso contenuto di polifenoli.
Dott.ssa Elisabetta Bernardi: “In particolare c'è una sostanza, l'idrossitirosolo, un polifenolo dell'olio d'oliva extravergine, che riduce il processo infiammatorio in combinazione anche con altre sostanze che hanno un'azione simile ai farmaci antinfiammatori.”
I componenti dell'olio extravergine d’oliva possono quindi variare l’espressione del patrimonio genetico e modulare positivamente l’espressione dei geni deputati al controllo di alcune patologie degenerative.
Dott. Antonio Moschetta: “Le Varietà di olio extravergine di oliva sono assolutamente importanti perché ognuna di esse è in grado di accendere i geni diversi nel nostro corpo; i nostri studi di nutrigenomica hanno dimostrato che bere olio extravergine di oliva ha la possibilità di accendere quasi 1000 dei 46.000 geni che noi abbiamo studiato nelle cellule umane. Questo nel nostro organismo implica attivazioni di geni antinfiammatori, antitumorali, di prevenzione del diabete e di sensibilità all'insulina. Pensate che di questi 1000 geni il 70% è specifico per cultivar; quindi, ogni varietà accende i suoi geni e di conseguenza abbiamo bisogno di rispettare sempre di più le condizioni pedoclimatiche, le diverse varietà, la biodiversità e i micronutrienti del terreno. Ma attenti, a nessuno venga in mente che basta bere olio per essere in salute perché, se lo stesso olio, la stessa varietà la assume un soggetto obeso o diabetico, i geni che si accendono sono quasi il 50% in meno e questo a sottolineare che la salute dell’olio EVO che entra in noi deve essere parallela alla salute dell'organismo che lo riceve”
Ma quanto olio EVO si deve consumare per avere l’effetto preventivo? Innanzitutto, bisogna scegliere un olio extravergine d’oliva ad alto contenuto di acido oleico e in questo gli oli extravergini italiani primeggiano. Si deve poi preferire quelli ad alto contenuto di polifenoli e questo lo si riconosce perché pizzica alla gola ed ha un sapore un po’ amarognolo. Rispetto alle quantità è sufficiente consumarne due cucchiai, oltre a quello utilizzato per i condimenti. Insomma, torniamo tutti, bambini compresi, alla merenda della nostra tradizione: Pane, Olio Evo e Sale.