L’export dell’olio evo

 

Gli anni del Covid, complice anche il lockdown che ha chiuso milioni di persone per diverse settimane all’interno delle proprie case, hanno fatto schizzare il consumo di olio extravergine di oliva. Secondo le stime, l’olio Made in Italy tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 ha registrato un +15,6% nelle esportazioni fuori dall’Europa soprattutto in Australia con un +37,5%, in Brasile con un +31% e in Canada con un +28,1%. Nello stesso periodo in Europa l’export è aumentato del +24,7%.

L’olio non è stato utilizzato solo per condire piatti e cucinare pietanze sfiziose, dovendo necessariamente mangiare a casa per via della chiusura dei ristoranti, ma è stato impiegato anche per la preparazione di creme, salse, vellutate, impasti e usi per il corpo. Durante il lockdown, in molti hanno avuto modo di riflettere sull’importanza dell’avere un’alimentazione sana prediligendo prodotti di qualità, italiani e fatti in casa.

 

Dove vendere l’olio all’estero

L’export dell’olio d’oliva extravergine italiano è sicuramente un’attività che va pianificata nei minimi termini. Innanzitutto, occorre uno studio di settore così da capire quali sono i mercati ai quali rivolgersi. Pertanto, bisognerà considerare il tipo di produzione dell’azienda esportatrice, quindi se industriale o artigianale, essendoci una sostanziale differenza in termini di quantità produttiva e di esperienza. Se quest’ultima è del tutto inesistente bisognerà necessariamente affidarsi a soggetti terzi che possano supportare la rete commerciale.

Tra i dati necessari per stabilire dove espandere il proprio commercio sono essenziali quelli relativi ai volumi di vendita così da verificare se in un determinato paese vi è domanda di mercato. Tra gli stati che importano le maggiori quantità di olio al primo posto vi sono gli Stati Uniti seguiti dalla Germania e dalla Francia. I restanti paesi sono il Canada, il Giappone, il Regno Unito, la Svizzera, la Cina, il Brasile e la Svezia. Altro dato da tenere in considerazione durante quest’analisi preliminare è il prezzo medio di importazione ossia l’elemento che va a determinare quali sono i mercati dove vi è un’attenzione ai prodotti di fascia alta. È dunque importante verificare anche la presenza di dazi doganali che, ad oggi, sono attivi in Usa, Brasile, Cina e Svizzera.

 

I mercati più appetibili

Ovviamente il Made in Italy, di qualsiasi cosa si parli, è molto apprezzato all’estero. Ma per stabilire un commercio oltre i confini non basta solo far vedere di essere italiani. Per le piccole aziende produttrici di olio, spesso con budget limitati, è opportuno selezionare mercati non sovraffollati e con poca concorrenza oppure in espansione, così da poter emergere più facilmente

Altre motivazioni riguardanti la scelta di un mercato piuttosto che un altro possono essere scegliere un paese vicino (bassi costi per l’export) con buone opportunità di vendita oppure un mercato lontano (alti costi per l’export) ma ugualmente molto interessanti dal lato delle vendite. Nello specifico, la Germania e la Svezia rientrano nel primo caso essendo entrambi due paesi in cui si esporta molto olio extravergine italiano e con una predilezione per ricercatezza della qualità. Il Canada ed il Giappone sono paesi che fanno parte della seconda categoria sopra descritta in quanto non sono vicinissimo all’Italia e quindi il trasporto ha un certo costo. Ma entrambi i mercati sono grandi importatori di prodotti Made in Italy con un buonissimo prezzo d’acquisto. In sostanza, sono disposti a pagare di più per avere prodotti che siano buoni e salutari.

Gli Stati Uniti d’America sono invece primi, fuori dalla Comunità Europea, per i dati riguardo l’esportazione di olio ma c’è da fare una precisazione. Non hanno la stessa attenzione alla cultura alimentare che invece altri paesi posseggono. La maggior parte dell’olio è venduto dalle grandi catene commerciali e spesso non si tratta di vero e proprio olio di oliva extravergine italiano. Parliamo di frodi commerciali ed etichette non veritiere che possono facilmente ingannare l’acquirente. Il problema nasce appunto dalla scarsa conoscenza del prodotto e dagli alti costi dovuti alla catena di distribuzione che prevede molti passaggi. Nonostante ciò, i miglioramenti rispetto al passato, seppur piccoli, cominciano a farsi strada. Anche gli americani stanno cominciando ad apprezzare e curare maggiormente l’alimentazione avvicinandosi alla dieta mediterranea essendo molto più salutare e naturale. I benefici riscontrati sul piano fisico stanno dunque portando ad un consumo maggiore di olio evo e ad un’attenzione oculata agli acquisti.

 

Strategie di vendita

Le quattro variabili sono il tempo, la concorrenza, la comunicazione e la cultura.

Il tempo è tutto. Serve tempo per produrre grandi quantità di prodotto, per impacchettarlo e spedirlo, per trovare il canale di distribuzione e per allacciare relazioni con gli acquirenti. Il tutto in un mercato dove la concorrenza non è poca e spesso è anche sleale. Infine, essedo molte delle culture dove si va a commercializzare l’olio molto differenti con la nostra, c’è la necessità di presentare il prodotto cercando di comunicare nella maniera più efficacie possibile sia i metodi di produzione che la qualità del prodotto.

Per ovviare tutte queste criticità è necessario strutturare un piano a partire dalle persone. Avere dei punti di riferimento nei paesi esteri dove si intende vendere l’olio è essenziale. Reclutare manager o agenti di vendita sul territorio, oltre a permettere un controllo maggiore della situazione aiuterà anche ad espandersi acquisendo nuovi clienti e risparmiando tempo. Da non dimenticare l’aspetto relazionale. Coloro che sceglieranno di acquistare i prodotti italiani avranno una persona di fiducia alla quale rivolgere e con cui stringeranno un legame. Molto meglio dei rapporti telefonici o nati e cresciuti con uno scambio formale di mail. Non ultimi i marketplace, l’ultima frontiera degli acquisti facili, veloci e sicuri di olio online.

Infine, la comunicazione. Spiegare il prodotto, la storia, come utilizzarlo, le differenze tra i vari oli e i benefici che ne conseguono è tutto. Bisogna tenere a mente che la conoscenza che si ha in Italia dell’olio, all’estero è molto limitata e la pubblicità deve fare un grande lavoro affinché questa venga assimilata. L’utilizzo dei social e la cura del proprio sito internet non possono mancare!