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A cosa è dovuto l’aumento del prezzo dell’olio?
L’ultimo anno ha visto i prezzi di qualsiasi tipo di bene di consumo crescere esponenzialmente. Tra questi vi è anche l’olio extravergine di oliva. Secondo l’indagine svolta dal COI, Consiglio Oleicolo Internazionale nato nel 1959 con l’intento di tutelare la diffusione dell’olio d’oliva nel Mediterraneo e contribuire allo sviluppo sostenibile e responsabile dell’olio, l’aumento del prezzo dell’olio nei paesi del Mediterraneo non si arresterà. Basta dare un’occhiata ai dati per capire la tendenza al rialzo della materia prima. In un solo anno, il prezzo dell’olio a marzo 2023 ha superato di circa il 40% i limiti di soglia fissati nello stesso lasso temporale della campagna precedente.
A soffrire dell’inflazione non è solo l’Italia, ma bensì la gran parte dei maggiori produttori del Mediterraneo, ossia Spagna, Grecia e Portogallo.
Da cosa dipende il prezzo dell’olio
In generale, il prezzo dell’olio dipende da diversi fattori che, inevitabilmente, concorrono anche a determinare la qualità del prodotto e differenziarlo da ciò che si trova sugli scaffali della grande distribuzione a basso costo. Tra questi elementi vi sono:
1. La domanda: se la domanda di olio EVO è alta rispetto all'offerta disponibile, il prezzo aumenterà. Al contrario, se l'offerta è superiore alla domanda, il prezzo diminuirà.
2. La qualità: l'olio extravergine di oliva prodotto con olive di alta qualità e lavorato con tecniche tradizionali tende ad avere un prezzo più alto rispetto all'olio di oliva di qualità inferiore.
3. La regione di produzione: a seconda della zona di produzione vi saranno delle variazioni di prezzo.
4. Il metodo di produzione: l'olio EVO prodotto con metodi tradizionali, come la spremitura a freddo, tende ad avere un prezzo più alto rispetto all'olio di oliva prodotto con metodi industriali.
5. Le condizioni meteorologiche: possono influenzare la produzione di olive e di conseguenza il prezzo dell'olio extravergine di oliva. Una stagione di raccolta delle olive scarsa a causa di una siccità o di una gelata può portare ad un aumento del prezzo dell'olio di oliva.
Quest’anno la mancanza di pioggia e la crisi fitosanitaria hanno dato luogo ad una campagna produttiva e di raccolta più breve delle precedenti. Pericoli che i tanti produttori agricoltori stanno cercando di contrastare per le prossime campagne, acquistando concimi e fitofarmaci nella speranza di poter recuperare le raccolte perse in questi anni.
Queste sono tutte cause che hanno fatto inevitabilmente lievitare i prezzi dell’olio EVO di qualità in questi ultimi anni. In aggiunta, sono da prendere in considerazione anche la forte siccità registrata in Europa, la crisi scatenata dal Covid con la relativa emergenza pandemica e la guerra Russa in Ucraina che, tra le tante conseguenze, ha generato una incerta situazione economica. A pesare è anche l’aumento dei costi del settore con un incremento del +20% rispetto ad un anno fa, in aggiunta ad una maggiorazione del 60% del costo dei prodotti energetici. A valanga, vanno sommati tutti i singoli aumenti della filiera come, ad esempio, le bottiglie di vetro e le latte per contenere l’olio. A tal proposito, per calmierare i costi, molti produttori stanno confezionando l’olio extravergine di oliva in contenitori “Bag-Box” che presentano molti vantaggi. Il Bag-Box è costituito da un sacco di resistente materiale plastico ad uso alimentare che viene riempito di olio EVO senza incamerare aria, così da impedirne l’ossidazione, e inserito all’interno di una scatola in cartone. L’aria non entra mai a contatto con il prodotto poiché la chiusura del rubinetto è sigillata e la sacca si svuota man mano che si consuma il liquido, comprimendosi su se stessa senza formare bolle. La protezione del prezioso olio EVO viene garantita anche dalle alterazioni che possono essere provocate dalla luce e dal calore per lungo tempo. Il Bag-Box sostituisce egregiamente bottiglie e lattine risultando essere più economico come contenitore ed anche efficace per il trasporto, essendo meno fragile delle bottiglie e, avendo un peso inferiore, contribuisce a diminuire i costi del trasporto.
Alcuni numeri
Prendiamo ora in esame alcuni dati forniti da ISMEA. L’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, così come si legge nel sito, è “un ente pubblico economico nazionale sottoposto alla vigilanza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Fa parte del SISTAN (sistema statistico nazionale) e del SIAN (sistema informativo agricolo nazionale)”. La mission consiste nel “supportare la competitività del settore agricolo-alimentare italiano attraverso la fornitura di servizi interconnessi di natura informativa e di mercato, fondiaria, finanziaria e assicurativa e attraverso la costituzione di forme di garanzia creditizia e finanziaria per le imprese agricole e le loro forme associative”.
Secondo l’ente, la produzione in corso ammonterebbe a 235 mila tonnellate, circa un 28% in meno rispetto alle precedenti. Analizzando la situazione per aree si evince una buona ripresa per quanto riguarda il Centro-Nord ma non determinante per il risultato complessivo per il paese. Ad incidere su quest’ultimo è il calo di Puglia e Calabria che ammontano rispettivamente ad un -44% e un -42%, seguite dalla Sicilia. Tradotto in prezzi, il quadro non poteva che condurre ad aumenti importanti. Il prezzo medio dell’olio extravergine di oliva, all’ingrosso e non confezionato, è passato da 5,70 euro al chilo (novembre 2022) a 6,11 euro al chilo (febbraio 2023).
Nonostante l’aumento dei prezzi, il discorso fatto negli anni passati è sempre valido. Quando un prodotto è di qualità e figlio di produzioni eccelse, non è pensabile che abbia lo stesso prezzo dell’olio che viene acquistato nei discount. Per approfondire il tema vi invitiamo a leggere l’articolo sul nostro blog “Il prezzo dell’olio extravergine d’oliva: qual è quello giusto?”